Il pensiero negativo ti ammoscia il cervello

Sono affascinato dall’evoluzione delle neuroscienze. Qualche giorno fa ho letto che grazie ad una tecnica diagnostica, la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori riescono a fotografare l’attività del nostro cervello. E’ stato fatto l’esperimento di fotografare i neuroni e i loro collegamenti in caso di pensiero positivo e pensiero negativo. Pare che i collegamenti fra neuroni nel caso di pensiero negativo siano spenti, avvizziti, con poche ramificazioni, mentre invece si riattivano, si gonfiano e si armonizzano. Questa sembra essere la prova che oltre ad un impatto emotivo del pensiero positivo, ci sia anche un impatto fisiologico sul nostro cervello che migliora le nostre performance. Secondo una ricerca condotta dalla neuroeconomista Camelia Kuhnen dell’Università del North Carolina, oltre al pensiero negativo c’è un altro elemento che “spegne” il nostro cervello e sono le informazioni che contrastano con le nostre scelte del passato. In pratica se la persona con cui stiamo parlando giudica o invalida una scelta che abbiamo fatto in passato o una nostra convinzione, il nostro cervello riduce la sua attività e dunque rallenta o blocca le nostre decisioni. Quindi in vendita è meglio non invalidare o giudicare le scelte precedenti del cliente se vogliamo che decida adesso di comprare. Questo dato lo possiamo applicare in molte situazioni in cui chiediamo a qualcuno di agire. Dobbiamo sapere che se validiamo le sue scelte passate, otterremo più facilmente e rapidamente collaborazione.
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