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In attesa della diretta streaming di domani ‘Come usare la comunicazione per fare squadra’ vorrei condividere con voi un aggiornamento che ci porta nel cuore di questo argomento.
Si tratta della classifica appena pubblicata da Great Place to Work Italia che ogni anno mette in evidenza i top 60 ‘Best Workplaces’, ossia le migliori aziende in cui lavorare, dal punto di vista dei loro dipendenti. La classifica è l’esito di un’approfondita ricerca che ha coinvolto i manager di 153 aziende, suddivise in quattro categorie in base alla loro dimensione strutturale. Lo studio ha l’obiettivo di premiare quelle realtà che dimostrano i ‘Trust Index’ più elevati, ossia i più alti livelli di fiducia e coinvolgimento da parte dei loro collaboratori.
I parametri utilizzati in questa indagine sono degli indicatori importanti, non solo per migliorare la nostra immagine aziendale ma, soprattutto, per aiutarci a sviluppare e consolidare il nostro business.
Le analisi finanziarie svolte sui Best Workplaces nel corso degli anni hanno dimostrato, infatti, che all’aumento del ‘Trust Index’ corrisponde anche una crescita dei fatturati e un miglioramento dei margini aziendali. La crescita media dei fatturati dei Best Workplaces nel 2019 è stata pari al 17,47% (dato già depurato da quelle realtà con trend straordinari). Le aziende al vertice della classifica, inoltre, dimostrano di crescere più della media Istat dei loro settori di appartenenza e tendono a mantenersi in positivo anche nei periodi di flessione economica.
Con dati così incoraggianti, vediamo se sono riuscita ad incuriosirvi sugli aspetti indagati dal questionario ‘Trust Index’.
Quali sono i tre parametri che concorrono a definire un ambiente di lavoro eccellente?
Il merito è una leva fondamentale nella competitività di un’impresa. Stabilire un reale rapporto di fiducia vuol dire innanzitutto offrire una più ampia autonomia operativa e decisionale al collaboratore virtuoso, con la possibilità concorrere ai risultati ma anche di trovare in prima persona le soluzioni agli eventuali ‘non risultati’. Fiducia che si traduce in una responsabilizzazione e in un migliore approccio al problem solving del singolo, i cui risvolti positivi di produttività e crescita per l’azienda sono verificabili e misurabili già nel breve periodo.
Arrivati a questo punto, se siamo riusciti a costruire un ambiente di lavoro dove regna rispetto ed equità, perché non lavorare su quei parametri che ci permetteranno di fare un salto di qualità ulteriore?
A tal proposito prendiamo qualche suggerimento dai Best Workplaces italiani del 2020:
Questi sono solo alcuni esempi, chi volesse, qui potete trovare il video ufficiale.
Vorrei concludere l’articolo con una piccola provocazione: con tutto questo parlare di clima aziendale e coinvolgimento dei collaboratori ma lo stile aziendale è stato dimenticato? Vittima del malinteso che per migliorare il clima sia sufficiente programmare attività di teambuilding e meeting polifunzionali, la costruzione del nostro stile aziendale nei rapporti interni ed esterni spesso resta in secondo piano, mentre la comunicazione dei nostri valori perde in forza e in efficacia.
Lo stile aziendale arriva prima di qualsiasi comunicazione, è la personalità stessa della nostra azienda.
Siete d’accordo con me? Fatemi sapere la vostra opinione.
Marina Pattori
Marketing Consulting Partner
https://www.linkedin.com/in/marinapattori/
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