In queste settimane ho parlato con diversi imprenditori che stanno gestendo questa emergenza con grande iniziativa e coraggio. I più fortunati hanno continuato a lavorare anche a regime ridotto, altri, in attesa della riapertura, hanno trovato nuovi canali per vendere i propri prodotti e servizi, mentre stanno letteralmente riprogrammando la propria attività futura.
Molti di loro sono convinti che in Italia, per cambiare le proprie modalità, le aziende debbano essere messe di fronte ad una situazione estrema.
Io quando sento questa affermazione mi arrabbio, anche se negli anni ho incontrato diverse situazioni che la possono confermare. Il panorama italiano è pieno di imprenditori, donne e uomini straordinari che non si fermano di fronte alle difficoltà e cercano tutti quanti di eccellere nel loro settore di appartenenza.
Allora perché facciamo così fatica a cambiare le dinamiche iniziali delle nostre attività nel momento in cui ci troviamo ad affrontare una nuova fase di sviluppo della nostra azienda oppure una situazione di cambiamento del mercato?
Le motivazioni sono sicuramente diverse e molte di queste personali ma, per quello che ho potuto analizzare, ci sono almeno 5 aspetti comuni:
- Il primo motivo è che, noi Italiani, siamo accentratori. Ed è comprensibile visto che le nostre aziende sono cresciute da zero a mille proprio grazie al nostro apporto personale.
- Un altro motivo è che, spesso, non abbiamo trovato le persone a cui poter affidare i settori strategici della nostra azienda.
- Oppure, siamo stati ‘scottati’ dalle persone a cui ci siamo affidati in passato e abbiamo ripreso il controllo, senza far crescere gli altri collaboratori validi.
- In alcuni casi affrontiamo la crescita delle nostre aziende, giorno per giorno, adattandoci alle situazioni e cogliendo le opportunità in arrivo, senza pianificare.
- Infine, non neghiamolo, abbiamo tutti la convinzione che il nostro ‘format’ sia valido sempre, e questo probabilmente è vero fino al momento in cui non si verifica la prima situazione di mercato davvero problematica o ‘di rottura’.
Adesso che questa situazione ‘di rottura’ si è verificata, purtroppo su scala mondiale, stiamo già assistendo ai primi segnali della capacità reattiva e geniale del nostro paese. Ma il mio timore è che lo sforzo dei nostri imprenditori sia soprattutto rivolto al superamento di questi mesi di stasi e dell’anno in corso, più che al futuro assetto dei loro business. Questa è la sfida più importante da affrontare ora, subito, con grande determinazione.
Lo abbiamo potuto verificare in queste settimane, la situazione che stiamo vivendo sta già operando da spartiacque.
PRIMA DI TUTTO HA FAVORITO quelle aziende che, molto prima del corona virus, hanno lavorato meglio delle altre. Aziende che, in tempi non sospetti, hanno fatto investimenti per il futuro, per la digitalizzazione e l’internazionalizzazione, per lo sviluppo e il consolidamento dei propri brand, valorizzando il proprio settore e il proprio territorio d’appartenenza.
POI METTERA’ IN EVIDENZA quelle aziende che avranno la forza di reagire e di rispondere a delle diverse dinamiche di consumo e al nuovo panorama socioeconomico che ci troveremo ad affrontare. Ma, come ben sappiamo, per essere operativi a settembre con i primi adeguamenti, dobbiamo lavorare a testa bassa già da ora, e siamo comunque in ritardo. Nelle strategie aziendali questo 2020 dovrà essere affrontato come un anno speciale intanto che si pianificano le nostre attività per il 2021 e 2022.
Ovviamente la prima categoria di aziende di cui abbiamo parlato parte da una posizione privilegiata, perché la situazione attuale favorisce le attività che sono già riconosciute e i brand consolidati.
Infatti, in questa situazione lock down, le tre principali ‘scappatoie’ sono anche quelle che per prime si nutrono di marchi riconosciuti:
- e-commerce: molti lo stanno sviluppando contestualmente alla crisi.
- estero: chi non lo ha fatto per tempo è stato sicuramente penalizzato.
- grande distribuzione: inverosimile un inserimento tardivo durante il Covid.
Anche se abbiamo trovato un business integrativo per qualche mese, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo fuori dal tunnel, ossia quello che deve diventare la nostra azienda immediatamente dopo.
Cosa dobbiamo fare per ripartire costruendo e consolidando il nostro futuro? Mi rendo conto che ci vorrebbero milioni di articoli per rispondere a questa domanda, ma ci tengo a condividere con voi alcuni suggerimenti che possono servire ad una ripartenza virtuosa.
- Innanzitutto, è importante riconoscere e tracciare le dinamiche che si stanno verificando, non solo quelle che riguardano il nostro settore e canale, ma anche tutto il mercato nella sua globalità.
- Senza perdere di vista il nostro core-business, dobbiamo capire quegli aspetti che maggiormente rispondono alle nuove esigenze del mercato e potenziarli, mentre decidiamo il da farsi per quello che era già obsoleto o da cambiare.
- Attenzione ai mutamenti repentini, l’azienda è un organismo vivente, la trasformazione per essere salutare deve seguire dei passaggi fisiologici.
- Pensiamo a quello che avremmo dovuto mettere in opera da tempo, anche in maniera ambiziosa, se programmiamo nei giusti tempi gli investimenti possiamo raggiungere delle mete finora insperate.
- Continuiamo a verificare, settimana dopo settimana, come si evolvono il clima sociale, i trend al consumo e i diversi mercati. Senza dimenticare che i nostri clienti hanno nuovi problemi e necessità a cui noi possiamo rispondere meglio di prima e, soprattutto, prima degli altri.
Sappiamo tutti che abbiamo di fronte dei mesi difficili, ma
ci sarà anche più spazio e attenzione per quelle aziende che sapranno rinnovarsi e costruire le leve per il proprio futuro, con un po’ più di concretezza e lungimiranza rispetto a prima. Desidero concludere questo articolo condividendo con voi il punto di vista di alcuni imprenditori che ci possono ispirare questa evoluzione.
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La vera sfida sarà capire che stiamo entrando davvero in una nuova fase per il nostro settore’ Brunello Cucinelli.
‘Autentici, seri, duraturi, iconici: questi saranno i valori dei prodotti che dovremo creare nel prossimo anno’ Diego Della Valle.
‘Stiamo cambiando radicalmente le nostre collezioni, per andare incontro alle esigenze di una società che si sposterà di meno e passerà più tempo dentro le mura domestiche’ Renzo Rosso.
‘Investire nel digital non sarà più solo importante, ma basilare. Abbiamo già sperimentato una fashion week virtuale con il progetto China We Are With You che ha portato 16 milioni di utenti unici dimostrando il successo e la validità della situazione.’ Carlo Capasa (Presidente Camera della Moda).
‘L’empatia con i consumatori sarà fondamentale per trasmettere valori e sentimenti. Il nuovo racconto di noi e del nostro artigianato’ Cesare Casadei.
‘La verità è che ogni grande o piccolo brand dovrà reinventarsi con un palinsesto di intrattenimento per accompagnare la promozione dei propri prodotti’ Diego Dalla Valle.
‘Questa non è una congiuntura ma un tempo nuovo, un tempo che impone un ripensamento del rapporto tra profitto e dono, tra utilizzo delle cose e consumo delle cose, tra produzione e rispetto della dignità umana. Sono traguardi a cui stavamo già arrivando prima. Dopo tutto questo, diventeranno conquiste imprescindibili’ Brunello Cucinelli.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi invito a farmi sapere se ci sono tematiche che volete approfondire. Dedicherò con piacere qualche articolo e anche degli aggiornamenti di mercato con il gruppo Restart HR.
Le persone prima di tutto!
Marina Pattori
Marketing Consulting Partner
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